stefano mazzotta/zerogrammi 2018-2020
elegìa delle cose perdute
Benedetti siano gli istanti
e i millimetri
e le ombre
delle piccole cose.
(F. Pessoa)
note sul progetto
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Il progetto coreografico Elegìa delle cose perdute si ispira a un corollario di letture di matrice prevalentemente esistenzialista e introspettiva, tra le quali emerge in particolare il romanzo I Poveri dello scrittore e storico portoghese Raul Brandao.
Il paesaggio evocato da questo riferimento letterario, in bilico tra crudo, aspro, onirico e illusorio, ha la forma della nostalgia, della tedesca sehnsucht, della memoria come materia che determina la traccia delle nostre radici e identità e, al contempo, la separazione da esse e il sentimento di esilio morale che ne scaturisce: sogno di ritorni impossibili, rabbia di fronte al tempo che annienta, commiato da ciò che è perduto e che ha scandito la mappa del nostro viaggio interiore.
Nell’indagine intorno al topos dell’esilio, il nostro desiderio è esplorare, oltre il suo significato geografico, la condizione morale che riguardi chiunque possa sentirsi estraneo al mondo in cui vive, collocandolo in uno stato di sospensione tra passato e futuro, speranza e nostalgia. Il desiderio che questa condizione reca in sé non è tanto il desiderio di un'eternità immobile quanto di genesi sempre nuove e di un luogo che resta, un luogo dove essa si anima di una rinascita che è materia viva, e aiuta a resistere, a durare, a cambiare, un luogo dove si può andare senza mai arrivare, continuamente, all’infinito.
Quale
storia vi vorremmo raccontare
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Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso voler essere niente.
A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo.
(F. Pessoa)
Questa è la storia tragicomica di 7 anime: povere, derelitte, l’humus del mondo (R. Brandao). Abiti logori, dai toni della terra, coprono malamente la pelle livida, cerea al punto che l’ultima luce del tramonto sembra farla risplendere d’oro. Le loro storie, pur differenti nelle forme di esilio cui sono assoggettate, sono accomunate da un medesimo sentimento di vuoto, generato da un’assenza inesorabile e da una contingenza di miseria nera che s’inscrive in un presente senza soluzione di continuità , di una tristezza clownesca e tenera. Di tanto in tanto li accompagna l’eufonia minore di canti semplici e popolari sussurrati al cielo di notte o l’incedere malinconico di un valzer nostalgico. Ciò che resta delle loro azioni, dei loro sforzi inutili è racconto di un sentimento di cose perdute. Tra di loro vive, sospeso sul limitare di questo spazio scenico che ha i colori di una stazione di posta, un poeta il cui nome è Gabirù. Tutto ciò che è per loro confine senza appiglio di uno scoglio, argine, compimento, conclusione, per il poeta è l’iperbole da un qui e ora che è inizio, sconfinamento, invito al viaggio, all’attraversamento, alla metamorfosi.
Dal limitare del presente, le parole di Gabirù muoveranno i compagni di scena oltre il purgatorio della dimenticanza e del rumore, dentro un tempo poetico, silenzioso, non più lontano ma vivibile, transitabile. Una nostalgia di cose mai state, di una piccola patria mai perduta, il luogo di una memoria inventata, un passato, un presente, un futuro pensati sulle figure di questa invenzione.
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Le parole e la danza del poeta tracciano l’iperbole verso il riscatto di una terra promessa. Dove si può andare senza mai arrivare attraversando un desiderio, una capriola del pensiero, una spirale del cuore, una siepe-confine di leopardiana memoria, da cui poter contemplare la bellezza disarmante dell’infinito. La danza altalena tra attese inesorabili e un moltiplicarsi di vettori e direzioni, è vertigine, è abbandono, ha la forma di una tristezza nostalgica che chiede di essere celebrata, di corpi che si fanno paesaggio, forma dello scorrere del tempo, della memoria e della speranza, materie fondanti la vita stessa, che è attraversamento, che è non già possedere ma appartenere. Ed ecco che dentro questa logica di colpo non esiste più miseria o povertà possibile, non esiste più niente che possa essere davvero perduto.
Segua la vita il suo corso splendido. Sa di sogno e di ferro. E' tenerezza, disgrazia, disperazione. Ci prende, ci trascina, ci spinge, ci riempie di illusione, ci disperde per ogni angolo del globo. Ci ammacca. Ci solleva. Ci stordisce. Ci protegge. Ci infradicia nello stesso vortice di fango. Ci uccide. Però, anche solo per un momento, ci obbliga a guardare in alto e fino alla fine rimaniamo con gli occhi intontiti. (R. Brandao)
Diario di viaggio
2019
10.2018 - 01.2019 | CASA LUFT | Torino (Ita)
(residenza di creazione) DRAMMATURGIA E CONTESTO
02.2019 - 05.2019 | CASA LUFT | Torino (Ita)
(residenza di creazione) PERSONE E PERSONAGGI
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06.2019 | PERIFERIE ARTISTICHE
Supercinema | Tuscania (Ita)
LUOGHI E AZIONI
07.2019 | INTERCONNESSIONI
Cuccuru Nuraxi | Settimo S. Pietro (Ita)
LA TELA DEL RACCONTO
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10.2019 | NID - Italian Dance Platform
Reggio Emilia (Ita)
OPEN STUDIO
2020
02.2020 -07.2020 | ONLINE ACTIVITIES DUE TO COVID19 EMERGENCY
STORIA E PERSONAGGI / PROGETTO "ISOLE"
08.2020 -09.2020 | INTERCONNESSIONI
LA TELA DEL RACCONTO + PERFORMANCES in situ | tour Sardegna, Lazio, Lombardia
2021
05.2021 | INTERCONNESSIONI + LAVANDERIA A VAPORE
DEBUTTO TEATRALE + RESIDENZE TRAMPOLINO (PROGETTO "WALZEN")
in distribuzione
Intorno al progetto filmico
L’articolato processo creativo che conduce alla realizzazione del progetto Elegìa delle cose perdute attraversa le sue residenze coreografiche sarde, prestandosi alla creazione di un più ampio progetto filmico e fotografico co-firmato dal coreografo Stefano Mazzotta e dal cineasta Massimo Gasole. Le geografie della Sardegna (tra queste la piccola cittadina di Settimo San Pietro con il suo Cuccuru Nuraxi e le antiche case campidanesi, le spiagge della costa sud orientale, il rifugio Don Bosco a Cagliari) diventano la scenografia naturale dove trovano dimora i poetici personaggi del romanzo di Raul Brandao. L’obiettivo della camera di Gasole mette a fuoco e tesse insieme le storie solitarie di 8 figure derelitte e però goffe al limite del clownesco, accomunate dal medesimo sentimento di malinconica nostalgia e desiderio di riscatto. Lo spazio che intercorre tra l’osservatore e queste storie (e tra queste storie e il sogno condiviso cui tendono) è una lontananza dal sapore leopardiano, la misura di un finibusterrae che è senso di precarietà , di sospensione nel vuoto. Come se ci si potesse aspettare a ogni istante lo sbriciolamento della terra sotto i piedi, lo sprofondare nell’abisso, il naufragare in un mare che corteggia la terra come un innamorato paziente. Questa misura che non sappiamo concepire, rende il lontano vivo, teso, vibrante. E’ l’elenco di ciò che i personaggi non possono più vedere o che vorrebbero poter toccare per la prima volta, è il lontano che si mostra in forma di confine, presenza dell’altrove, vertigine. Su questo orizzonte aperto, in questo racconto filmico danzante di corpi in migrazione, si stagliano profili di creature e memorie di storie che ci raccontano il tempo e lo spazio degli addii, la bellezza, il paesaggio, la luce, l’esilio. Le loro storie ci invitano a spogliarci di ogni nome, fermarci al limitare, al punto in cui la terra si distende sopra il mare. Tra un bisogno bruciante di Itaca e l’ansia di un altro viaggio, tra un confine reale e uno sconfinamento immaginario, un rifugio e un miraggio, dentro una storia che per vizio o virtù gli uomini di finibusterrae trasformano sempre in leggenda da raccontare ai forestieri, ma soprattutto a sè stessi.
info e
crediti
soggetto, regia e coreografia/subject, direction and choreography
Stefano Mazzotta
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una riscrittura da/a rewrite from
Os Pobres di/by Raul Brandao
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creato con e interpretato da/created with and interpreted by
Alessio Rundeddu, Amina Amici, Damien Camunez, Gabriel Beddoes, Manuel Martin, Miriam Cinieri, Simone Zambelli
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collaborazione alla drammaturgia/collaboration to the dramaturgy
Anthony Mathieu, Fabio Chiriatti, Francesca Cinalli
progetto video/video project
Massimo Gasole/Illador Film, Damiano Picciau, ​Alberto Masala
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luci/lights
Tommaso Contu
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segreteria di produzione/production assistant
Maria Elisa Carzedda
produzione/production
Zerogrammi
coproduzione/coproduction
Festival Danza Estate - Bergamo (It), La meme balle – Avignon (Fr), La Nave del Duende - Cacderes (Sp)
in collaborazione con/in collaboration with
CASA LUFT, Arca del Tempo, Comune di Settimo S. Pietro, Comune di Selargius
con il contributo di/with the contribution of
INTERCONNESSIONI/Tersicorea, PERIFERIE ARTISTICHE - Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio - Supercinema, Tuscania, Fondazione di Sardegna
con il sostegno di/with the support of
Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna, Regione Sardegna, Regione Piemonte, MIBAC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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produzione/production 2018-2020
disponibilità /availability (plein air creation) 06.2020 / (theatrical) 11.2020
genere/genre TEATRODANZA/DANCETHEATRE
durata/duration 60 min.
pubblico/audience +13
scena/stage MEDIUM TO LARGE HALL / suitable for SHORT FORMAT, SITE SPECIFIC and PLEIN AIR STAGES
staff artistico e tecnico in tour/artistic and technical team on tour 7+2
trasporto scenografie e materiali/prop transportation AL SEGUITO/PROVIDED BY THE COMPANY
montaggi e prove in loco/set up lights-scenes and rehearsals 1 to 2 d.
smontaggi/disassembly 3 h
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EXTRA CREDITS (progetto filmico e fotografico/filmic and photographic project)
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soggetto e fotografie/subject and photography
Stefano Mazzotta
direzione delle riprese, collaborazione alla regia
 e post produzione/direction of the shooting, collaboration in the direction and post production
Massimo Gasole
partecipazioni speciali/special guests
Antonio Piovanelli, Bonaria Ghironi, Elena Ledda, Elisa Zedda, Loredana Parrella, Mauro Palmas, Sara Angius, Simonetta Soro
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direzione della fotografia/direction of photography
Damiano Picciau
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riprese aeree e operatore di backstage/aerial shots and backstage operator
Alberto Masara
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suono/sound
Emanuele Pusceddu
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trucco e parrucco/hair and makeup
Federica Li
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con il contributo di/with the contribution of
INTERCONNESSIONI residenze Artistiche in Sardegna - direzione artistica Simonetta Pusceddu
(Ai sensi dell’Intesa Stato/Regioni sancita il 21.9.2017 e in attuazione dell’articolo 43 del D.M. 27.7.2017)
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con il sostegno di/with the support of
MIBAC - Ministero per i beni e le Attività Culturali, Regione autonoma della Sardegna, Regione Piemonte, Fondazione Banco di Sardegna, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna
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in collaborazione con/in collaboration with
ILISSO/libri d'arte e cultura - Nuoro, PERIFERIE ARTISTICHE-Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio, Comune di Settimo S. Pietro, CASA LUFT, T OFF - Officina delle Arti Sceniche, Illador films, Cooperativa Specus Cagliari, Comune di Selargius, Comune di Sinnai, Comune di Quartucciu
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un ringraziamento a/thanks to
Alessandro Baldussi/Casa Baldussi, Casa Pilleri, Casa Campidanese Zuddas di Angelo e Sara Fadelli (fine sec. XVII), Casa comunale Dessy, Casa privata Dessy, Elisabetta Milia, Sandro Perra
Raffaele Lai, Salvatore Medda
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