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ZERO
GRAMMI
25/27
PAST
FORW
ARD
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THYESTES
DA "PASTO A DUE" / crz. 2012
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Un archivio vivente di creazioni di danza non è una semplice raccolta del passato, ma un organismo che pulsa nel presente. Qui, ogni gesto conservato è anche un gesto che attende di essere riattivato. È memoria che non si limita a testimoniare, ma che insiste nel voler continuare a danzare.
Past forward è il motore di questo archivio: non uno sguardo nostalgico all’indietro, ma un modo di spingere il passato in avanti, di farlo avanzare, trasformandolo in motore creativo. Significa non archiviare per fermare, ma per mettere in circolo. Ogni coreografia, ogni appunto, ogni traccia lasciata da un corpo in movimento diventa materia viva per nuove visioni, nuove interpretazioni, nuove danze. Ogni coreografia conservata è un pensiero corporeo che continua a generare significato.
In questo spazio, l’archivio non è un deposito ma un attraversamento, custodisce presenze. I corpi che lo abitano non sono spettatori ma eredi attivi, chiamati a interrogare ciò che è stato per tornare a essere. Il gesto archiviato è sospeso, pronto a rifiorire, a cambiare forma, a trovare un nuovo ritmo.
Un archivio vivente è fatto di gesti che si offrono alla trasformazione, si fonda su una fiducia profonda nella trasmissione, ma è una trasmissione dinamica, instabile, che accetta l’errore, la deviazione, la reinvenzione.
È invito a interpretare, a reinterpretare, a tradire perfino, purché si continui a danzare. È un patto fragile tra fedeltà e invenzione. È il corpo stesso che diventa documento, supporto, linguaggio.
Past forward è allora una pratica, un atteggiamento, non un luogo chiuso ma un attraversamento di memorie: il tempo che scorre in avanti portando con sé, come linfa, tutto ciò che l’ha preceduto. Non per conservarlo intatto, ma per permettergli di cambiare, di sorprendere ancora. Per questo un archivio vivente non si osserva soltanto: si abita e si ascolta.

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