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"DALL'ALTRA PARTE" VINCE IL PREMIO OTELLO SARZI




Il 25 gennaio scorso presso la sede della Fondazione Famiglia Sarzi si è svolta la consegna del Premio Otello Sarzi cent’anni dal futuro. Drammaturgia contemporanea e Teatro di Figura, istituito in occasione del centenario della nascita di Otello Sarzi – maestro di teatro, instancabile sperimentatore e rinnovatore dell’arte dei burattini.

Il Premio è stato istituito dalla Fondazione Famiglia Sarzi, unitamente a UNIMA Italia e in collaborazione con la Fondazione Emilia Romagna Teatro, la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Toscana Spettacolo onlus, la rivista Dramma.it e Teatro Akropolis.

L’attività artistica di Otello Sarzi si è sempre caratterizzata per una fortissima attenzione al teatro contemporaneo. Conoscitore della drammaturgia del suo tempo (Brecht, Beckett, Arrabal, Lorca e altri) a questa si rapporta trovando un proprio modo per portare in scena quel repertorio attraverso il linguaggio dei burattini.

Il premio, concepito a sostegno della produzione di un nuovo spettacolo, prende le mosse da questo preciso lascito di Otello Sarzi, ed è rivolto a quelle compagnie che si propongano di portare in scena la drammaturgia contemporanea italiana o internazionale attraverso il linguaggio delle figure.

La Commissione del premio, ribadendo l’apprezzamento anche nei confronti degli altri concorrenti, ha deliberato di conferire il Premio “Drammaturgia contemporanea e teatro di figura” 2022 alla Compagnia Zerogrammi per il progetto di allestimento dello spettacolo Dall’altra parte tratto dall’omonimo lavoro diAriel Dorfman.

Il premio è stato ritirato da Silvia Battaglio ideatrice del progetto con la seguente motivazione:

“Per aver saputo sviluppare un innovativo discorso scenico di rimescolamento e fusione di linguaggi teatrali all’interno dei quali il teatro di figura e l’uso delle maschere può trovare una sistemazione singolarmente efficace, con tratti di vera suggestione poetica attraverso la quale la tonalità fiabesca rintraccia i termini e i tempi di un dolore profondo ed universale, il dolore della separazione, del distacco e della morte. Così lo spettacolo riesce a intensamente valorizzare sulla scena un testo aspro e profondo come quello di Ariel Dorfman potendo così leggere la più tragica attualità (i confini e la guerra) dentro valori universali e affettivamente condivisi, e con questo mettendola a disposizione dello sguardo di tutti, oltre le generazioni e le età anagrafiche. Tutto ciò grazie ad un uso creativo della maschera, degli oggetti e della musica di scena trasfigurati in segni fortemente simbolici della narrazione, cui il corpo con i suoi movimenti dona significante matericità, e con un utilizzo rinnovato della metafora drammaturgica. Lo spettacolo è dunque parso rispondere in maniera adeguata alla ricerca di un rinnovamento drammaturgico, con testi nuovi e significativi, e linguistico del teatro di figura cui la Fondazione Famiglia Sarzi dedica le sue attenzioni”.


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